Basta con gli appalti selvaggi dove la qualità soccombe sotto il peso degli sconti. La libera concorrenza non si genera con lo sfruttamento dei giovani professionisti e con l'indifferenza verso tutte le norme di sicurezza in virtù del solo risparmio. È la protesta degli architetti e degli ingegneri torinesi, schiacciati dalle nuove regole che aboliscono il rispetto delle tariffe professionali nelle gare d'appalto, e affamano anche gli studi più prestigiosi riconoscendo compensi da 4 euro per un'ora di lavoro. Un apparente, immediato, risparmio che però la pubblica amministrazione si troverà a "restituire" più in là nel tempo, e che dimentica ogni garanzia sulla qualità dei progetti architettonici per ospedali, scuole, edilizia convenzionata. Accade così che per la ristrutturazione di due reparti dell'ospedale Sant'Anna-Regina Margherita abbia vinto lo studio disposto a svolgere tutti i servizi legati alla progettazione e alla direzione lavori e sicurezza, abbassando la base d'asta di oltre il 75 per cento. Che per disegnare e consegnare le chiavi del nuovo parcheggio multipiano del Politecnico si siano aggiudicati la gara con l'80 per cento di ribasso. E per la nuova sede dell'Amiat il ribasso vincitore è sceso, ma di poco, fino al 67 per cento. «È così difficile la situazione in questo momento che so di studi disposti a lavorare a costo zero pur di poter mettere in curriculum quel dato appalto pubblico - racconta il presidente dell'Ordine degli architetti di Torino e docente del Politecnico, Riccardo Bedrone - ma la realtà è che non esiste chi può offrire il miglior progetto al minor prezzo, chi abbassa le offerte in modo vertiginoso non potrà che offrire un progetto scadente».
La "giungla dello sconto" è frutto di una escalation di provvedimenti legislativi che risalgono al 1994 ma raggiungono il culmine in Italia con il decreto Bersani, divenuto poi legge, che abolisce l'obbligo di rispettare le tariffe professionali stabilite dagli Ordini. Ma mentre i committenti privati, diversamente dal passato, continuano a tenere alta l'attenzione sulla qualità dei progetti, la pubblica amministrazione, smaniosa di risparmiare, trascura i dettagli tecnici nell'assegnare gli appalti, e lascia ampio spazio allo sconto cosicché i progettisti offrono ribassi da capogiro pur di riuscire ad aggiudicarsi il lavoro.
Come in un suk dell'appalto non esistono più regole e le chiavi del reparto dell'ospedale infantile della città sono affidate al miglior offerente. Il progettista capace di abbattere il valore dell'onorario da 205.990 euro (base d'asta) a 50.722,98 euro con un risparmio secco per l'amministrazione pari a 155.267,02 euro. Così, calcolando i tempi fissati per portare a termine il lavoro, i tecnici che dovranno disegnarlo e dirigerne la realizzazione saranno pagati circa 8 euro lordi all'ora, spese comprese. Il risultato non potrà certo essere dei migliori ma nessuno sembra tenerne conto, almeno non in Piemonte.
Alcune Regioni come la Valle D'Aosta, infatti, si sono allarmate e hanno messo a punto norme ad hoc per far sì che l'elemento economico di un'offerta non sovrasti in modo tanto eclatante quello tecnico, che a tutti gli effetti rappresenta il vero obiettivo finale di chi costruisce ospedali, scuole, edifici pubblici. «Purtroppo però gli enti che fino a oggi hanno preso provvedimenti sono le Regioni a statuto speciale che hanno competenza diretta in materia di appalti - dice Riccardo Bedrone - il Piemonte, invece, deve attenersi alle leggi nazionali. In situazioni tanto anomale come quella del Regina Margherita stiamo però pensando di percorrere le vie legali».
(La Repubblica, 28 luglio 2009)
Pubblicato il 28 Luglio 2009
Fonte: www.architetto.info
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