venerdì 11 dicembre 2009

MANUTENZIONI STRAORDINARIE SEMPLIFICATE

Il Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori è intervenuto sul disegno di legge per la semplificazione amministrativa - che consentirebbe di eseguire manutenzioni straordinarie senza DIA - proponendo di subordinare i lavori alla direzione di un professionista abilitato.

Il ddl per la semplificazione – ricordiamo – aggiunge all’elenco contenuto nell’articolo 6 “Attività edilizia libera” del Dpr 380/2001 (Testo unico dell’edilizia) i seguenti interventi: manutenzione straordinaria che non riguardi parti strutturali degli edifici; pavimentazione di spazi esterni; installazione di pannelli solari, fotovoltaici e termici senza serbatoi esterni, fuori dai centri storici; arredi nelle pertinenze degli edifici; opere temporanee; serre mobili stagionali; movimenti di terra per le attività agricole. Per realizzare questi lavori non sarà più necessario il titolo abilitativo; dovranno comunque essere rispettate le più restrittive disposizioni regionali, gli strumenti urbanistici comunali e le altre normative di settore (antisismiche, di sicurezza, antincendio, igienico-sanitarie, per l’efficienza energetica e per la tutela dei beni culturali e del paesaggio). Prima dell’inizio degli interventi sarà necessario informare il Comune, allegando le eventuali autorizzazioni obbligatorie e, solo per gli interventi di manutenzione straordinaria, l’indicazione dell’impresa che eseguirà i lavori.

La proposta del CNAPPC

Il Consiglio Nazionale degli Architetti propone di aggiungere alla norma il seguente emendamento: “I lavori di manutenzione straordinaria sono diretti da un professionista abilitato iscritto all’albo che redige elaborati e/o relazione tecnica asseverata, da allegarsi alla comunicazione di inizio lavori. Al termine degli stessi il tecnico certifica, con dichiarazione asseverata, che i lavori non hanno interessato il sistema strutturale dell’immobile, sono compatibili con il contesto ambientale e paesaggistico e sono igienicamente conformi alle normative vigenti.”

E sul disegno di legge interviene anche l’Ordine degli architetti della Provincia di Milano, secondo cui il provvedimento “elimina l’effetto senza intervenire sulle cause che l’hanno generato. Ci sono troppe pratiche che giacciono negli Uffici Tecnici Comunali? Eliminiamole, ma lasciamo l’obbligo di rispettare i regolamenti, che non vengono semplificati e che sono una delle cause che determinano la situazione di paralisi nella quale si trova oggi l’edilizia in Italia”. Eliminare il titolo abilitativo – secondo l’Ordine di Milano – è una soluzione che, se apparentemente risolve un problema, rischia di crearne altri ben più gravi, primo fra tutti quello che riguarda la tutela degli interessi generali legati al governo del territorio e alla sicurezza degli edifici.

L’Ordine ricorda il dissenso espresso dai progettisti preoccupati per il colpo inferto dal ddl alla loro professionalità e al loro futuro lavorativo ma chiarisce che la contrarietà al testo non è una rivendicazione corporativa ma una seria preoccupazione per le ricadute del ddl sui singoli edifici e su tutto il territorio nazionale. La prima osservazione riguarda la sicurezza degli edifici: “Senza DIA e senza direttore dei lavori – chiede l’Ordine – chi controllerà che gli interventi non rischino di creare danni irreparabili alle strutture? Chi potrà verificare il rispetto delle normative antisismiche e di efficienza energetica? Siamo sicuri che basti eliminare il progettista e lasciare al committente e all’impresa la direzione dei lavori e la responsabilità dei risultati perché si realizzi il miracolo della semplificazione? Noi – conclude - siamo sicuri che si possano raggiungere dei buoni risultati rivedendo la procedura DIA e tutte le spesso inutili e complicate pratiche ad essa collegate, ma non basta togliere l’ultimo anello della catena."

pubblicato il 11 dicembre 2009

Fonte: www.edilportale.it

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